Francia
• 1964
Biografia
È con incrollabile determinazione che Norma Bessières sperimenta, alla maniera di Buren divenuto scultore di animali, il motivo infinitamente ricco della zebra. Dotato naturalmente di proprietà grafiche, ha sempre ispirato (si pensi ad esempio ad Alain Jacquet o Victor Vasarely) numerosi artisti che hanno affrontato la questione della naturalezza in relazione all'arte o di come la natura incoraggi gli artisti a impegnarsi in concetti geometrici e simbolici. La zebra è infatti questo strano animale che affascina perché si trova al confine labile tra disegno e vita, una riflessione portata avanti fin dall'antichità. Da più di dieci anni Norma Bessières sfrutta formalmente questi elementi nelle forme più diverse, aggiungendo colore qui, togliendo elementi naturali là, moltiplicando i punti di vista e inquadrando, talvolta fino all'astrazione più oscura, quella che ci immerge l'occhio vivo dell'animale, restituendoci alla nostra stessa umanità. Ma è nella sua nuova serie che esplora la profondità di queste domande, posizionando i suoi pennelli, le sue sculture, le sue installazioni attorno a una domanda semplice, ma che sa sublimare con intelligenza e sensibilità: il vivente e l'inanimato. Vivere la zebra, la sua grazia, la sua incredibile geometria, riconducibili ad una forma di miracolo, quasi sacra; ma inanimati il quadro, il dipinto, le linee geometriche che da questa immagine vengono tratte dall'uomo e dalla sua propensione a voler tradurre la realtà in segni, in simboli: una possibile definizione dell'arte. Norma Bessières ha ragione a concentrarsi sul suo soggetto, perché contiene ancora, non ne dubitiamo, molte ispirazioni future.
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