

Francia
• 1970
Biografia
Un giorno di una giuria internazionale, il critico Adrian S. mi confidò dell'opera di Stephan Muntaner, che la giudicava “troppo francese”, troppo francese! Questo anatema molto britannico che esclude tutto ciò che non rispetta l'ergonomia ortodossa che anima gli approcci grafici anglosassoni e svizzeri può rivelarsi anche un complimento abbastanza lusinghiero. La grafica di Stephan Muntaner non rientra nella categoria della grafica di ricerca concettualizzata attorno al concetto di avanguardia, e non ha mai avuto pretese in tal senso. No, le sue creazioni si definiscono in realtà in un lignaggio di grafica che ha assorbito una certa eredità letteraria. Quella di un gioco con le parole che manipola umorismo e immagini. Nella tradizione “scolastica” di Alfred Jarry, surrealista di Pierre Dac o semantica di Pierre Desproges. Di fatto una vera e propria grafica “francese” che, da Lautrec a Grapus, da Excoffon a MM, manipola retorica e dibattito. E solleva la questione dello status dell'immagine nella nostra società. I nostri avversari, d'Oltremanica, parlano spesso di “fallimento” nella transizione alla modernità, dimenticando le invenzioni della narrativa per immagini diventate il fumetto, il cinema e il movimento surrealista. E negli anni 20, quello che sarebbe diventato uno dei più importanti gruppi di comunicazione, Publicis, dove furono sviluppati alcuni slogan, Dubo, Dubon, Dubonnet e Dim, che sono ormai entrati a far parte del nostro patrimonio culturale. Invenzioni dove l'immagine, non riuscendo a parlare di forme, diventa più letterale che visiva. Le immagini di Stephan Muntaner sono loquaci. “Chiacchierano”, dicono al Sud. I manifesti, le identità “corporate”, le campagne parlano più di quanto mostrano. La risposta ai suoi sponsor passa molto spesso attraverso storie visive, giochi di parole e verbi. Gli anni '90 vedono l'emancipazione del design grafico in Francia. Uscire dal ghetto “socioculturale” in cui si è trovato per rispondere agli ordini dell'industria culturale e affermare la nozione di autorialità nel settore economico. Da Tous des K a Cktre, anche Stéphan Muntaner ha partecipato a questo movimento. Ma niente di eccezionale in tutto questo, tranne che per un punto: quello di aver lottato anche per la rinascita culturale di una città con una firma, “Made in Marsiglia”, e costruito un approccio grafico riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Seduttore iconoclasta, la grafica di Stéphan Muntaner merita bene questa città focea difficile da domare e spesso caricaturale. Ed è a immagine del suo autore la cui successiva apostille tenta di identificare, non senza derisione, alcuni tratti della sua personalità. Pierre Ponant Curatore, critico, docente.
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