

Biografia
Nonostante abbia trascorso la vita in Romagna tra Rimini e Faenza, è ancora forte l'accento laziale, così come il profondo attaccamento alla terra di Tuscia viterbese, dove Gian Franco Santi, classe 1936, è nato e cresciuto. alla sua giovinezza. L'artista e ceramista ci racconta l'avventura umana e artistica del padre Luigi Santi, al quale deve la passione e l'inclinazione per l'arte della ceramica.
Nato nel 1907, Luigi era di origine e temperamento faentino, come sottolinea il figlio. Era un “ceramista integrale attraverso le sue scelte di vita, le sue competenze e la sua creatività”. Luigi Santi si formò a Faenza presso lo storico Istituto Ballardini, dove fu allievo dello scultore Domenico Rambelli.
Nel 1927 si trasferisce a Civita Castellana per approfondire la sua tecnica nelle fabbriche di ceramica. Tutta la regione era già nota per la fiorente produzione di ceramica (famosa nell'antichità per la ceramica Falisca del IV secolo a.C., imitata dall'Attica, ma anche in epoca moderna per decorazioni come il motivo del “Ticchiolo” e il cosiddetto “ tecnica del tessuto”). e possedeva un'impareggiabile ricchezza di argille legate all'attività vulcanica della regione (come lave leucitiche e tufo rosso).
Nel 1931 Santi sposò Elvira Ciampicacigli, dalla quale ebbe tre figli. Dopo il 1947 fonda a Civita, in collaborazione con Pellegrini, una propria officina con una dozzina di dipendenti.
Il ritorno in Romagna fu reso possibile dal progetto di una fabbrica di ceramica a Miramare, sostenuto e promosso da Goffredo Biancoli, che divenne poi suo socio e consigliere ceramico.
Nel 1952 l'azienda prese il nome Ceramica Riminese. A Miramare, in Via Lisbona (una traversa di Viale Oliveti), dove ha sede, maestranze specializzate provenienti da diversi centri ceramici, soprattutto dal centro Italia, sono diventate in breve tempo un polo di cultura e scambio tecnico, punto di riferimento per cittadini e turisti , attratto dal valore artistico e funzionale della ceramica.
Dopo anni di lavoro e sacrifici, Luigi Santi chiuse il laboratorio Miramare nel 1961 dopo tanti compromessi e difficoltà. Da quel momento trasferì la sua attività a Cattolica, prima in via Nazionale Adriatica in grandi locali (che oggi corrispondono al grande negozio di giocattoli della stessa via) e dalla fine del 1967 in via Ferrara.
La bottega di Cattolica impiegava al suo apice una ventina di maestranze, ceramisti e decoratori, provenienti principalmente dalla zona di Civita Castellana e Gualdo Tadino i primi e da Faenza i secondi. Una produzione focalizzata sulla ceramica artistica, che ha assicurato il mantenimento di due punti vendita rivolti principalmente ad una clientela turistica in cerca di oggetti d'arte come investimento e souvenir durante il periodo estivo: uno in Piazza 1° Maggio e un secondo a Gabicce Mare, entrambi gestiti da molto tempo (1967-2000) dalla figlia Gabriella Santi, che negli anni riminesi si occupò degli aspetti logistici e delle spedizioni delle ceramiche Santi in tutta Italia.
Luigi Santi è un artista creativo e spensierato, tanto incline alla superficialità nelle relazioni esterne quanto forse introverso nei momenti più riflessivi. E' un artista dotato ed istintivo per i suoi tratti ed i suoi segni ma soprattutto per la sua inventiva e la sua abilità nel lavorare la ceramica. Del tutto lontano dalle dispute e dai rapporti che imperversavano nella Romagna degli anni Cinquanta e Sessanta su temi artistici tra fazioni di artisti figurativi e astratti, Santi incarna liberamente nella sua bottega il ruolo di artista-artigiano senza confronti diretti.
L'opportunità offerta oggi dal desiderio di eredi e collezionisti di esporre parte delle opere in ceramica e parte del vasto corpus inedito di disegni originali rappresenta certamente un momento importante nella riscoperta e nella valorizzazione di questo artista.
L'intera carriera di Santi è intrisa di energia spontanea e ironia, nutrendo sempre la sua naturale destrezza con una fantasia curiosa e bizzarra.
Disegni rapidi a china, matita, talvolta carboncino o acquerello: i segni di Santi, che hanno una corrispondenza figurativa irriverente e divertente, hanno un tocco personalissimo, sono sciolti, costruiti su una tecnica capace di piccoli virtuosismi. Dalla fine degli anni Quaranta si rivela un sensibile interprete delle "scene di genere", bozzetti e figure che caratterizzano la sua bizzarra produzione: si tratta di gente della strada, del circo, attori, pensionati, pescatori, ubriaconi, acrobati. , cacciatori, entrano in modo vivace e burlesco in un repertorio che può essere tradotto anche in decorazioni ceramiche, un “piccolo teatro” di vita senza retorica ma nutrito di ironia e affetto. E una certa malinconia.