
Biografia
Nato nel 1960 a Cochabamba, Bolivia, Ivan Castellón è un sociologo e artista visivo. Ha scritto diversi libri basati sui suoi studi sulla società boliviana e sulle sue tensioni. Ha studiato pittura presso l'Istituto Superiore di Arti Plastiche “Raul G. Prada” di Cochabamba e presso l'Istituto Superiore d'Arte dell'Avana, Cuba. Ha esposto ampiamente in Bolivia e all'estero; ed ha ricevuto numerosi premi a livello nazionale, tra i quali: il “Primo posto nella pittura” al Salone Nazionale delle Arti Plastiche 1997 “Alfredo Domínguez” di Sucre, il “Grand Prix des Arts Plastiques” al Festival Internazionale delle Culture 2004 di Potosí e il “primo posto” al VI Concorso Nazionale di Pittura tenutosi a Oruro nel 2011.
A proposito della sua opera, lo storico dell’arte cubano Eduardo Izquierdo Reyes, sottolinea: “Entrando nelle opere di Ivan Castellón Quiroga, scopriamo la sua personale visione della natura presentata attraverso solidi valori pittorici: una struttura compositiva intrecciata e compatta, trama espressiva e impatto visivo, e un contrasto ben studiato di luci, ombre e ombre” (La Habana, 1991).
Le curatrici Micaela Pentimalli e Paula Luján concordano nell'affermare: “Le preoccupazioni sociali vibrano nella pittura di Ivan Castellón attraverso una dimensione espressionista, dove due elementi giocano un ruolo importante: una trama marcata e il contrasto tra un nero bituminoso dominante e scintillii di colore brillante. I suoi paesaggi, al di là di una testimonianza di dolore collettivo, costituiscono un grido di angoscia universale del collettivo umano” (Cochabamba, 1995).
Nelle parole di un giornalista, storico e critico d'arte messicano; Ana Meléndez Crespo: “Che bel modo di rappresentare, con pennellate taglienti, linee a zigzag e atomismo quadrato; il simbolismo della città moderna! Castellón sfrutta la forma naif, con lo stile delle figure tessili andine. La terra e il territorio, le eroine indigene e la Madre Terra contengono la vita in campagna e in città. I suoi contadini e sua moglie sono in costante lotta sociale. Ci sono animali e simboli tradizionali, tutte semplici, deboli tracce di uomini e donne. Cosa sta cercando di dirci quando raffigura file di persone che si tengono per mano o quando mette a fuoco le persone in azione nel mezzo di una composizione? Magari nei giorni felici di mercato, nelle domeniche, nelle mattine, nelle melodie o nei pomeriggi di protesta politica” (Messico, 2010).
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